Sostengo da sempre che il Blues è uno stato di assoluto equilibrio tra la mente, l'anima, lo strumento e le nostre emozioni, e se riusciamo a trasmettere note belle o brutte che siano è perché siamo influenzati dalle nostre condizioni psicologiche, che nel corso della giornata mutano in continuazione. Questo è uno dei motivi perché il Blues non è mai uguale a se stesso, si rinnega, si annulla, si ripresenta ogni volta diverso. Nelle sue trame, che seguono strade diverse, magari non ritroveremo le sonorità “rurali” cui siamo stati abituati, ma sarà il Blues del nostro secolo, quello riverniciato, moderno, tecnologico, con l’i-Phone, il tablet, lo stereo, l’airbag, il navigatore satellitare o il multimediale touch-screen, però sempre lui. Il Blues non è solo musica, è un “qualcosa dentro” che viene fuori suonando, materializzandosi intorno a noi finché vivremo a fianco con le nostre emozioni. Questo è il blues “all night long” che mi perseguita e che mi massacra giorno dopo giorno. Egli è povero, di strada, brutto, cattivo, sporco, sudato e disidratato, ma fatto a modo mio, pertanto lascio gli stilemi classici e la piena consapevole composizione, con i dosaggi esatti, agli esperti. Io vivo nelle strade del mio tempo, strade che mi hanno permesso di attraversare i molteplici aspetti dei panorami musicali, e grazie a queste esperienze che ho “sognato” un sogno ben preciso: la consapevolezza e profonda coscienza "di Blues", solo e soltanto "Blues", più forte che mai "Blues", scoprendo alla fine del sogno, di essere ancora solo all' inizio.